
Calcio, quarantena prolungata fino al 18 maggio: la Serie A riapre?
La Serie A verso la riapertura, con tantissime incognite. Dal 18 maggio, secondo il nuovo Dpcm, gli allenamenti collettivi delle squadre di calcio potranno riprendere. Una deadline limite per la massima serie: per terminare il campionato entro il 2 agosto, come predicato dalla Uefa, bisognerà mettere su un calendario molto serrato.
Molte squadre stanno già sanificando i centri sportivi e preparando alberghi e strutture ricettive per un mini-ritiro, necessario per aiutare la stagione a riprendere. Ma il ministro dello Sport Spadafora frena ancora.
La Serie A riparte dopo il 18 maggio? Le parole di Spadafora e Lotito
La Serie A in linea del tutto teorica è compatta per la ripartenza: solo pochi presidenti, capitanati da Cellino del Brescia, si stanno opponendo al ritorno sui campi di gioco. La Figc ha inviato al Ministro dello Sport un protocollo di sicurezza, contenente le linee-guida per ripartire con ragionevole rispetto del diritto alla salute. Il rischio zero, nel calcio come nel resto d’Italia, non esiste: il problema resta, la data del 18 maggio non certifica la ripresa del campionato.
Gli allenamenti non sono le partite: il ministro dello Sport sembra frenare l’entusiasmo dei club che, una volta appreso del Dpcm, hanno chiesto ai loro giocatori di tenersi pronti. Spadafora chiede di ragionarci un attimo: “Dobbiamo arrivare a quella data con condizioni e protocolli di sicurezza. C’è stato un maldestro tentativo di alcuni presidenti di Serie A e commentatori di trasformare il ‘vedremo’ del governo di ripartire con serietà in un’incapacità di decidere o penalizzare il calcio. Non è così”. Il Ministro ha anche parlato di tantissime pressioni ricevute dal mondo del calcio, spaventato dal baratro economico in arrivo.
Il n.1 della cordata dei presidenti di Serie A per la ripresa del campionato, Claudio Lotito, in un’intervista a La Repubblica, si scaglia contro gli esperti arrivati in Lega Calcio: “In Lega ho ascoltato le considerazioni di cosiddetti esperti, consulenti medici delle squadre. A chi di loro ci sconsigliava di riprendere gli allenamenti, ho chiesto che me li vietassero, ma su presupposti scientifici. Invece mi dicevano “che figura facciamo di fronte ai morti?”. Io gli ho spiegato la natura del virus — prima di fare altro, ho studiato medicina e pedagogia — e ho detto che mi sarei aspettato i test sierologici, utili a vedere chi il virus lo ha già avuto, oltre al tampone che verifica solo lo stato del momento. A un medico dissi che andava bene per fare il professore di chitarra e mandolino”.