Su Twitter sta spopolando: la Serie A di calcio potrebbe giocarsi… in Molise. In realtà la provocazione sarebbe stata lanciata dal giornalista e conduttore Fabio Ravezzani a Top Calcio 24, rispondendo alla proposta di giocare il resto della Serie A in 45 giorni, in campo neutro. Pur di terminare il campionato, si è fatta strada l’idea di far disputare le partite mancanti in zone d’Italia in cui il Coronavirus è meno diffuso, il contagio meno allarmante. Da qui la provocazione, subito rilanciata su Twitter. 

 

Calcio in Molise, tra boutade e realtà

Gli utenti del celebre social network hanno subito approvato e apprezzato la trovata. Storicamente la regione del centro-sud non vanta squadre in Serie A e B, non avrebbe dunque impianti adatti a disputare gare con tifosi. L’eventuale ripresa del campionato, ad ogni modo, sarebbe a porte chiuse: da qui la fantasia degli utenti ha fatto il resto. C’è chi cerca di rompere il momento molto cupo con una battuta, immaginando i Mondiali per club in Molise

 

E chi invece sottolinea che l’assenza di pubblico non sia una ragione sufficiente per giocare in regioni con meno appeal dal punto di vista dell’impiantistica sportiva: 

 

Ravezzani in pratica sta dicendo che la serie a andrà a giocare nei giardinetti del molise perché tanto non si pone il problema del pubblico sugli spalti

— Emme (@_emme95) April 1, 2020

 

Campo neutro, cosa c’è di vero?

In un panorama molto liquido e complicato, è chiaro che in questo momento pensare di andare a giocare partite in regioni particolarmente colpite è quasi eretico. La Lega Serie A sta cercando soluzioni nel medio periodo, cercando comunque di rispettare il diktat Uefa e terminare il campionato in corso. 

Nel centro-sud, al di là delle celie, ci sono molti impianti adatti alle riprese televisive che garantirebbero comunque sicurezza in caso di ripresa del campionato. Dalla Sicilia alla Puglia, in passato molte città hanno accarezzato il sogno della Serie A e potrebbero riviverlo, seppur a porte chiuse. Sono due le incognite sul piatto: i numeri del contagio, che per ora non autorizzano neppure a rosee previsioni, di fatto autorizzando la proroga del lockdown. L’altra riguarda il calendario: più si va avanti, meno slot ci sono per giocare, specialmente con i calciatori sempre meno allenati.