Fuori Campo
Caos tamponi Lazio, chi sono i Taccone, alleati di Lotito
Una specie di spy-story: sulla vicenda dei tamponi della Lazio sta indagando la Procura della Repubblica di Avellino, visto che sono stati processati nella città campana. Precisamente nella clinica polispecialistica Futura Diagnostica di cui è responsabile – tramite una sua società – Massimiliano Taccone.
Ma chi è Massimiliano Taccone, e nello specifico chi è suo padre Walter, ex presidente dell’Avellino, legato a Lotito da decennale amicizia? La vicenda tamponi – che in queste ore vengono riprocessati dal perito della Procura, all’ospedale Moscati – rischia di diventare bollente? Per ora l’unico indagato resta Massimiliano Taccone, tre le ipotesi di reato, falso, truffa ed epidemia colposa.
I Taccone e Lotito: chi sono e perché la Procura indaga
Il legame – non certo del tutto cordiale – tra la Procura di Avellino, guidata ora da D’Onofrio, e la famiglia Taccone è di lunga data. Come quello con Lotito: la Salernitana, altra società di cui è socio Lotito, solo per stare ai tamponi, si è già avvalsa dei servizi di Futura Diagnostica. Nel mirino degli inquirenti i tamponi di Strakosha, Leiva ed Immobile, due volte positivi per la Synlab, il laboratorio che deve avallare la presenza dei calciatori in Champions League, negativa per futura diagnostica (e convocati per il match contro il Torino di Cairo, storico avversario – anche politico – di Lotito).
La Procura d’Avellino, dicevamo, conosce Massimiliano Taccone: sta indagando lui e il suo socio per una vicenda di fatture false, con la società Mabevi Srl. Il centro di Taccone, oltre ad avere legami con Lotito, è uno dei pochi convenzionati in Campania – secondo la Lazio, che non avrebbe voluto impegnare il Campus Biomedico di Trigoria. L’unione tra Taccone padre e Lotito nasce con la politica calcistica – quando era presidente dell’Avellino e lanciava la candidatura del presidente della Salernitana come candidato alla Serie B – e si chiude in quella reale, con la cena organizzata per la candidatura del n.1 biancoceleste al Senato. Un sodalizio che ora la Procura sta mettendo sotto la lenta d’ingrandimento.